pietra fiume

suoni, voci, parole

il mondo è troppo grande

Il mondo è troppo grande

ci perderemo

noi, che non siamo altro che

qualche chilogrammo di materia

e non ci sono strade

e non esistono mappe

che rechino una nostra traccia.

Ci voltiamo ed è

come voltarsi per sempre,

lascio la tua mano e

i tuoi polpastrelli

mi sono nuovamente sconosciuti.

L’universo è troppo grande

non metterò mai più piede su questo pianeta

che, se ci pensi, è solo un pianeta

tra i tanti

innumerevoli

lanciati a tutta velocità in questa tenebra.

Tramonta una stella sconosciuta

ed è come se tramontasse per sempre

su di noi

e su queste orbite, che tracciamo

proprio come se le avessimo scelte.

Quanta compassione

siamo in grado di ispirare

pipistrello

Questa mattina ho salvato un pipistrello

rimasto intrappolato, nottetempo,

nella mia stanza di musicoterapia.

Il cuore gli batteva forte sotto la pelliccia

e guardandolo, lì sul pavimento, anche il mio

ha preso ad inseguirne i rintocchi

come in una musica

senza musica.

Con un tappo colmo d’acqua

ho abbeverato il pipistrello,

al sicuro

dentro ad una scatola di cartone.

Mi sono seduto lì

in silenzio e meraviglia

ed il sole penetrava dalla finestra

nel momento in cui ci siamo guardati.

E i nostri cuori battevano insieme

e, ovviamente, non ne abbiamo parlato

ma anche adesso, ripensandoci

pipistrello

vorrei chiederti:

chi salva chi?

Questo è quello che fanno i soldati

Questo è quello che fanno i soldati:

non si piange durante la marcia.

Consumiamo le nostre razioni

non si fanno domande,

soldato:

consumiamo le nostre razioni

sino all’ultima

penetriamo nella foresta

stringi forte la mia mano

è questo quello che fanno i soldati?

Tenere una mano stretta

nella foresta, senza piangere

proviamo ad avere coraggio

anche se abbiamo paura

sempre, sempre

anche se la guerra non finisce mai,

mai

stringi la mia mano

è questo quello che fanno i soldati?

tu sei Francesco

Tu sei Francesco

e su questa pietra

vergognosa,

tanto tempo fa,

ho costruito una chiesa.

Un rifugio sicuro tra le navate

al cui riparo

tu possa provare vergogna, ogni volta

mentre ti inginocchi

vergogna, nel segreto

vergogna, come un numero perfetto e sconosciuto.

E questa chiesa vuota

senza porte

senza chiavi

è piena di luce

o di buio, non so dire quale sia la differenza.

Ascolto il quieto pulsare

di un pugno contro il tuo petto

per tua grandissima colpa,

ti domando?

Per mia grandissima colpa

mi giunge la tua risposta

 

adesso che dio esiste

Adesso che dio esiste

potremo confessarci ed essere perdonati?

Adesso che dio esiste

questa voce che sento smetterà di farmi paura?

Adesso che dio esiste

le persone mi circondano e mi fa male la testa

Adesso che dio esiste

il mondo che brucia intorno a noi

non mi sembra poi tutta questa tragedia

ma una specie di tiepido olocausto

dentro al quale

brucio

e mi sento grato

autunno II

Esplodiamo i petardi

per festeggiare un altro autunno

che ritorna nelle nostre vite.

Accendiamo la televisione

e sediamo distanti su questo divano, in mezzo

lasciamo

tutto il silenzio che occorre ad una foglia per cadere

ad un corpo nudo per rabbrividire.

Questa casa

può essere

così fredda

Villa Sant’Ignazio

Se ti portassero via

se ti soffiassero in cielo

cosa resterebbe di te,

mi chiedo:

un cratere?

Che cosa rimane quando ce ne andiamo

via, che cosa è rimasto tra queste mani, che

tante volte

abbiamo fermato davanti al viso?

Non voglio guardare

mentre mi soffiate via

lontano

non ho mai voluto

e non pensavo che,

un giorno,

mi portassero via

mi soffiassero in cielo.

Che cosa resta,

mi chiedo:

avrai cura di me?

 

 

Avrò cura

di me?

come mi tenevi tra le braccia? vorrei chiederti

Dovresti mettere questo pigiama

di flanella: ti sta così bene

mi dice mia madre prima che io mi metta a letto.

È una versione piccola

e spaventata di mia madre

capelli sottili

ed io sono una versione grande,

ingrassata

del bambino che sono stato.

Come mi tenevi tra le braccia? Vorrei chiederti

ma ho anche paura

del suono che produrrebbe la mia voce nel formare queste parole.

È una notte di febbraio, nella grande casa dei miei genitori

mentre questi pensieri prendono forma nella mia mente

e sono scosso dai brividi in questo pigiama di flanella

che mi sta bene, è vero

mi piace un fuoco con le pietre intorno

Mi piace un fuoco con le pietre intorno

ma mi piace anche un incendio e fiamme

alte, che illuminino

il mio viso spaventato

dentro ad un bosco che muore

divorato.

E non so scegliere

il modo in cui bruciare

e non so dirvi questo sentimento

questo odore pungente di

paura e desiderio, di

resina bruciata e fiamma

trasportata dal vento.

Abbiamo osservato le lingue di fuoco

risalire lente lungo la collina

e l’abbiamo capito subito,

e ci siamo detti:

questo fuoco un tempo ha avuto delle pietre intorno

ma ora è libero

siamo liberi

e non sappiamo

non sappiamo

dove ci porterà il vento

dove

mi sono immaginato un presepe

Mi sono immaginato un presepe

vuoto

disabitato

silenzioso come un cuore immobile

ed in questo presepe

noi

tu ed io

in equilibrio sul bordo di un tavolo

e il muschio e la carta azzurra per il cielo

e la stella cometa di stagnola spiegazzata

implausibili